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Gli andamenti a livello romagnolo: qualche nota positiva, come il recupero di rese medie e produzioni per quasi tutto il frutticolo, ma calano le superfici, così per grano duro e tenero
“Innovare per r-esistere. Sfide e opportunità per l’agricoltura romagnola”: questo il tema dell’edizione 2024 dell’Annata Agraria di Cia-Agricoltori Italiani Romagna, presentata il 29 novembre nel corso dell’annuale convegno. L’andamento del settore agricolo è stato illustrato dal direttore di Cia Romagna Alessia Buccheri, insieme al Responsabile del servizio tecnico fondiario e credito Marco Paolini e al Responsabile Caa Mirko Tacconi.
Nel 2024 si trova qualche nota positiva, come ad esempio il recupero di rese medie e produzioni per quasi tutto il frutticolo, ma calano le superfici, così per grano duro e tenero. Molto diversificata la situazione per orticolo e sementiere con l’erba medica da seme con rese basse e scarti elevati. In calo tutti gli allevamenti e i capi. Anche le aziende del settore risultano in diminuzione.
A seguire la tavola rotonda durante la quale sono stati affrontati i temi del cambiamento climatico, della ricerca e innovazione, degli scenari geopolitici, della manodopera, della necessità di stringere sul piano del nuovo assetto idrogeologico, delle aree interne e dell’equa distribuzione del valore lungo la filiera. Molte imprese agricole, cooperative, consorzi, stanno da tempo applicando sistemi innovativi per colture e allevamenti con investimenti importanti; su questo si dovrà proseguire e la platea dovrà ampliarsi, ma la sofferenza accumulatasi in particolare negli ultimi cinque anni, che vede imprese agricole non solo a non fare reddito, ma a non coprire i costi di produzione, crea non poche difficoltà. “Le sfide sono molte – afferma Misirocchi, presidente di Cia Romagna – Occorre avere una visione lungimirante e il coraggio di innovare, con la ricerca e su basi scientifiche, senza perdere di vista le nostre radici. E fare presto, che è tardi”.
L’ANDAMENTO IN ROMAGNA (AREA FORLÌ-CESENA, RIMINI, RAVENNA)
LE IMPRESE AGRICOLE – In generale, nell’aggregato Romagna (province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini), si riscontra, al 30.09.2024, rispetto al 30.09.2023, una sostanziale stabilità delle imprese attive complessive (103.195, +0,1%), dato migliore del contesto regionale (-1,0%) e nazionale (-0,4%).
Per quanto riguarda il settore agricolo, invece, le imprese risultano in diminuzione (14.165, -2,7%), con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili (2.565, -3,5%) e giovanili (515, -3,7%).
Gli occupati in agricoltura sono, nel 2023, 23.683 (4,8% del totale occupati, fonte Istat).
COLTURE ARBOREE – Le stime medie di resa e di produzione del 2024 sono in recupero sul drammatico 2023 per la quasi totalità delle colture arboree: albicocco, ciliegio, melo, pero, pesco, nettarina, susino, actinidia, castagno, melograno, noce, nocciolo e kaki. Eccezionali ad esempio per l’olivo, che registra un incremento del 23,6% rispetto al 2022 con oltre 95mila quintali di olive sane, di cui oltre la metà provenienti dal riminese (+30%). Tuttavia, le rese in olio sono basse (8-9%) per l’eccessiva piovosità autunnale, ma la qualità dell’olio molto alta.
La viticoltura registra un aumento delle rese (+6%) e della produzione di uva (+9%), e +9% circa gli ettolitri di vino.
In controtendenza le fragole: seppur con rese migliori, hanno un calo produttivo del 34% in campo e del 6,5% in serra, causato dalla contrazione delle superfici, -17,6% in serra e -43% in campo, dove i rischi climatici rendono difficoltosa la coltivazione.
Le stime riferite alle superfici sono in calo anche per albicocco, ciliegio, melo, pero, pesco, nettarina, susino, actinidia, castagno, melograno, noce e kaki.
Superfici in aumento per olivo e nocciolo; pressoché stabili per vitivinicolo.
L’albicocco, a fronte del calo di superfici, ha migliorato rese e produzioni: l’introduzione di varietà più tardive ha inoltre allungato il periodo di permanenza sul mercato per tutta l’estate. La Romagna detiene circa il 75% di superficie sul totale regionale, con la provincia di Ravenna al 45% circa.
Le tendenze degli ultimi anni indicano che sta prendendo forma una nuova vocazione della Romagna, che da ambiente produttivo estivo si sta trasformando in area a produzione autunno-invernale.
La Romagna, con il 90% circa di superficie, per lo più concentrata nel ravennate (intorno ai 3mila ettari), resta il cuore regionale del kiwi. La produzione è tornata a crescere, trainata soprattutto dal kiwi giallo, ma quella del 2023 fu la peggiore degli ultimi sette anni.
Ancora crisi per la pericoltura. Nell’area romagnola, dove si trova circa il 15% di superficie sul totale regionale, si registra un aumento delle rese e della produzione, ma il 2023 era stato veramente drammatico e per gli ettari si conferma nel 2024 il trend in calo.
I progetti su noce e nocciolo procedono bene. Il melograno, invece, negli ultimi dieci anni non ha raggiunto lo sviluppo auspicato, principalmente a causa delle condizioni climatiche della Romagna, che ostacolano, ad esempio, il raggiungimento della colorazione ideale richiesta dal mercato.
COLTURE ERBACEE – Nel cerealicolo le superfici degli autunno-vernini diminuiscono in media del 20% circa: grano duro (-23,5%, con punte -33%), grano tenero (-14%, con punte -23%) e orzo (-26%, con punte -36%). Il fenomeno è concentrato per lo più nella fascia collinare e può essere riconducibile agli effetti delle alluvioni e delle frane del maggio 2023: nello scorso autunno certi campi non erano nelle condizioni di essere seminati e in altri, dove era tecnicamente possibile, probabilmente non risultava economicamente conveniente. Aumentano le superfici per mais (+19% circa) e sorgo (+58%) e anche rese medie e produzione.
Nelle stime di rese e produzioni si registra un incremento per grano duro (+25%), e grano tenero (+24%), trainate dal ravennate. Per l’orzo rese medie in salita, ma produzione romagnola complessivamente in calo (-8%), per la quale pesa il dato medio ravennate.
Leggero calo delle superfici a oleoproteaginose (girasole, colza, soia), passate dagli 8.409 ettari del 2023 agli 8.192 del 2024. Produzioni in lieve calo per il girasole; in crescita per soia e colza.
45.370 gli ettari dedicati all’erba medica, +4% rispetto al 2023. Campagna fortemente condizionata da un maggio particolarmente piovoso che ha ritardato notevolmente tutto il primo taglio. Le rese medie “area Romagna” del foraggio verde si stimano in 361 q.li/ha circa; quelle del fieno (prodotto disidratato) in 100 q.li/ha.
La barbabietola da zucchero è in aumento sul 2022; circa 1.174 gli ettari, di cui 200 in coltivazione biologica, concentrata principalmente nella provincia di Ravenna (880 ettari). La primavera piovosa ha comportato ritardi nella semina e rese produttive medie ai minimi storici stimate intorno ai 400 q.li/ha.
Anche per l’orticolo il 2024 è segnato dalle sfide del clima: inverno secco, irrigazioni anticipate poco efficaci per l’estate torrida e per le precipitazioni sporadiche. Queste condizioni hanno causato cali di produzione per alcune colture e hanno mantenuto alti i prezzi di mercato penalizzando i consumi. Zucchine, pomodori, spinaci, bietole e scarole hanno superato i 3-4€/kg in estate. Si rileva un incremento delle superfici seminate per cipolle (+13%), pomodori da industria (+8% circa) e patate (+6%). Le cipolle hanno subito un calo delle rese medie (da 343,3 q/ha a 376,6 q/ha), mentre le patate hanno recuperato valori normali dopo il crollo del 2023.
Per quanto concerne le colture da seme la situazione è variegata. Per le superfici orticole da seme certificate le stime non sono ancora definitive; la produzione è buona per cetrioli, coriandolo e piselli; scarsa per le cicorie; sarebbe stata buona per le carote, ma si sono verificati molti scarti in lavorazione.
Fra le industriali, l’erba medica da seme (circa 7.450 ettari in Romagna di cui 5mila in provincia di Ravenna, 1.700 a Forlì-Cesena e 750 a Rimini), ha registrato rese basse e scarti elevati per condizioni meteo non favorevoli come le alte temperature di agosto; i cereali da granella hanno registrato buone quantità; calo di superfici per il girasole da seme.
ZOOTECNIA – Diverse sono le cause che determinano il perdurare di un calo del comparto in Romagna: costi di gestione elevati, prezzi di vendita bassi, problemi burocratici, calo del personale, fauna selvatica e varie patologie. I dati mostrano una diminuzione di tutti gli allevamenti: bovini (da carne e da latte) di circa il 6% e anche calo di capi; ovini di circa il 7% (206 in meno sul 2023); suini -10% circa; avicoli, in particolare anatre; equidi. Per l’apicoltura il 2024 è pessimo. La prima produzione dell’anno è venuta a mancare e la produzione complessiva risulta in buona parte compromessa, salvo qualche microzona dell’Appennino. In Romagna si registra un leggero calo degli alveari.
BIOLOGICO – I dati di riferimento del biologico sono quelli del 2023. Il comparto in Emilia-Romagna registra una contrazione sul 2022 del 3,4% nel numero di aziende certificate e nelle superfici. Le difficoltà climatiche e le sfide economiche globali hanno influenzato negativamente il settore e scoraggiato gli imprenditori. Delle 7.082 imprese bio regionali, le romagnole sono 1.870 (-2,65%, erano 1.921 nel 2022). Dei 193.669 ettari bio regionali, quelli romagnoli sono 49.356 (-1,28, erano 49.994 nel 2022). La quota sul totale Sau regionale è del 18,6%, superiore alla media italiana (17%) ed europea (10%).
AGRITURISMI – Nel 2023 le aziende agrituristiche in Romagna sono 373: a Forlì-Cesena 183 (-5,2%, -13 aziende); 70 nella provincia di Rimini e 120 nella provincia di Ravenna (-9%, -19 aziende). La provincia di Forlì-Cesena in regione si distingue numericamente per le attività didattiche, culturali, sportive, ricreative offerte nelle strutture. Nel 2023, in regione, il numero degli arrivi complessivi confermano il recupero rispetto ai livelli pre-pandemia (+20,4%). Il numero di turisti negli agriturismi è stato di 198mila unità (+6,5% sul 2022;) per 534.904 notti (+3,3% italiani, +12% stranieri).
Avvertenza lettura dati: le stime relative alle superfici si riferiscono alla situazione del piantato/seminato per la campagna dell’annata agraria novembre 2023 – ottobre 2024.
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DI SEGUITO I COMUNICATI CON LE SINTESI DEGLI ANDAMENTI NELLE SINGOLE PROVINCE
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L’anno del paradosso: settori e produzioni compromessi, flessione delle imprese agricole superiore a quella del 2022. Urgente “ricostruire il futuro dell’agricoltura romagnola”
“Ricostruiamo il futuro dell’agricoltura romagnola”: questo il tema dell’edizione 2023 dell’Annata Agraria di Cia-Agricoltori Italiani Romagna, presentata il 24 novembre a Bagnacavallo nel corso dell’annuale convegno che si è svolto a Bagnacavallo, al Teatro “Goldoni”. La fotografia dell’andamento complessivo del comparto agricolo è stata illustrata dal direttore di Cia Romagna Alessia Buccheri e dal responsabile del servizio tecnico fondiario e credito di Cia Romagna Marco Paolini.
Da anni l’agricoltura sta vivendo una fase drammatica e il 2023, nell’ultimo decennio, è stato addirittura paradossale: da un lato l’anomalia delle piogge (con le disastrose alluvioni di maggio in pianura e frane in collina) e gelate primaverili e, dall’altro, siccità e temperature sopra le medie prolungate nel tempo. Alle crisi climatiche e fitosanitarie si aggiungono l’inflazione, gli alti costi di produzione, le tensioni internazionali.
Le aziende cercano di resistere, ma senza sostegni e interventi specifici dalle istituzioni vengono a mancare prospettive di futuro con conseguenze non circoscritte al settore primario. I danni registrati nel 2023 si protrarranno nel tempo per molti anni e considerando che la sola Romagna produce il 30% della frutta e della verdura italiane le ripercussioni sono su tutta la filiera.
Il rischio in Romagna e in regione è di perdere un’agricoltura altamente specializzata, in specifico la filiera ortofrutticola, che impatta sull’indotto e su tutto il comparto a livello nazionale. L’economia romagnola vale il 2,2% del Pil nazionale in termini di produzione e di contribuzione. Nel secondo trimestre del 2023 il maltempo del mese di maggio, e in particolare le gravi alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna, hanno avuto effetti avversi anche a livello nazionale su alcuni settori e su specifiche produzioni risultate compromesse. Rimettere in piedi il territorio romagnolo, con interventi sostanziosi e rapidi, è un investimento non un costo: prima ripartiranno tutte le attività produttive, come quelle legate al settore agricolo, meglio sarà per tutta l’economia italiana.
La flessione delle imprese agricole in Romagna risulta superiore a quella del 2022 e pressoché tutti i settori e le produzioni risultano compromessi. L’economia romagnola vale il 2,2% del Pil nazionale in termini di produzione e di contribuzione. Rimettere in piedi il territorio romagnolo, con interventi sostanziosi e rapidi, è un investimento non un costo: prima ripartiranno tutte le attività produttive, come quelle legate al settore agricolo, meglio sarà per tutta l’economia italiana.
LE TENDENZE IN ROMAGNA, IN SINTESI
LE IMPRESE AGRICOLE – Al 30.09.2023 la Romagna (RA, FC, RN) conta un totale di 104.723 imprese attive complessive (meno 1.628, in percentuale -1,5% annuo; +0,9% nel 2022 sul 2021) e il calo complessivo è maggiore della variazione negativa regionale (-1,1%) e nazionale (-0,7%). Le imprese agricole attive sono 14.618 (meno 470 unità, in percentuale -3,1% annuo; -1,2% nel 2022 sul 2021): la flessione risulta superiore a quella del 2022, con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili e giovanili. Le imprese agricole femminili sono 2.666 (meno 111 unità, in percentuale -4,0% annuo; -1,8% nel 2022 sul 2021); le imprese agricole giovanili sono 535 (meno 19 unità, in percentuale – 3,4% annuo; -3,5% nel 2022 sul 2021). Nel 2022 gli occupati totali in agricoltura sono risultati 24.783 (5,0% del totale, 5,1% nel 2021).
FRUTTICOLO – Anno drammatico per la frutta romagnola. Le percentuali di perdite per la maggior parte delle colture si equivalgono a quelle del 2020, uno degli anni più nefasti per il comparto, ma per alcune il 2023 è anche peggio. Oltre poi alle perdite di produzione e ai mancati incassi relativi, nel 2023 pesano i danni a impianti, strutture, attrezzature e mezzi.
In particolare dal 2020 le colture non hanno più raggiunto il loro potenziale produttivo medio. Nel 2023 il calo produttivo medio è drastico anche perché, anche a causa dei noti eventi meteo, interessa praticamente tutte le colture: actinidia (-40% e oltre), albicocco (-26%), fragola (-34,6%), pero (-60%), pesco (-45%), nettarina (-44%); ciliegio (-73%), melo (-7%), susino (-43%). Anche per castagno, nocciolo, noce, kaki rese medie dimezzate e scarsa produzione (-50% e oltre).
Superfici coltivate in calo in Romagna del -11% per il pesco; -6,5% per la nettarina; -4% per il susino; -3% per albicocco, ciliegio, pero; -2% per melo e actinidia. In merito ai prezzi all’origine là dove anche si prevedono andamenti leggermente migliori rispetto al 2022 il problema è dato dalla carenza o mancanza di prodotto.
OLIVICOLTURA – Fra le peggiori annate dell’ultimo decennio, per l’olivo l’attesa è di una campagna con il 70% di prodotto in meno in Romagna in linea con le previsioni a livello regionale. Complessivamente nei tre areali romagnoli (Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna) la resa media è stimata in meno di un terzo del 2022, è il dato più basso dal 2018 ad oggi: 7,6q.li/ha a fronte dei 23 del 2022. Circa 25mila quintali di olive raccolte a fronte delle oltre 77mila del 2022. Le aspettative della resa in olio sono attese nella media. Per le olive Dop la previsione è di una raccolta in calo del 50% sul 2022, con resa nella media. I kg di olio Dop delle tre province complessivamente dovrebbero essere circa 8.500 (4mila per la parte ravennate e 4.500 per le Forlì-Cesena/Rimini).
VITIVINICOLO – Per l’uva da vino, complessivamente in Romagna gli ettari coltivati e in produzione aumentano leggermente (0,5%) a causa di un incremento di superfici nel ravennate coltivate (145 ettari) e in produzione (132 ettari) sul 2022. La produzione media in Romagna in quintali di uva scende del 2% circa; -1,4% nel ravennate; -4,16% Forlì-Cesena; -3,21% Rimini. Gli ettolitri in Romagna calano del 2,6%; -1,5 Ravenna; circa -8% Forlì-Cesena; -2% Rimini.
Rispetto alle superfici coltivate che risultano dai dati, si stima che i vigneti colpiti dalle alluvioni e dalle frane di maggio coprano una superficie di circa 800 ettari. A questi si aggiungono i vigneti abbattuti dalla tromba d’aria, in particolare nella zona di Alfonsine (Ravenna), oltre 60 ettari e quelli colpiti dalle grandinate e dall’aggressività di alcune malattie, dalla flavescenza dorata alla peronospora.
COLTURE ERBACEE – Per il cerealicolo in Romagna le superfici complessivamente calano rispetto al 2022 per grano tenero (-2%) e mais (-21%). Aumenta rispetto al 2022 la superficie del grano duro (+8%), dell’orzo (+6%) e del sorgo (+0,7%).
Rese medie tutte con diminuzioni importanti rispetto al 2022 (tranne il sorgo da granella nel ravennate e nel riminese): -30% per il tenero (43 q/ha) e per il duro (35 q/ha); -22% per l’orzo. Per il mais la resa e la produzione rispetto al 2022 è migliore, ma questo cereale fu duramente colpito nel 2022 dalla siccità, anno in cui dimezzò la produzione quindi il dato 2023 è da relativizzare con gli andamenti precedenti.
Nelle industriali, per l’erba medica si conferma un calo di superfici seminate in Romagna con diminuzione di ettari a Ravenna e Forlì-Cesena, con una resa romagnola in aumento trainata dal riminese, mentre nel ravennate e forlivese-cesenate, aree maggiormente colpite dalle alluvioni e dalle frane, la resa è diminuita. È nel ravennate che l’andamento della coltura è stato maggiormente condizionato passando dagli intensi fenomeni piovosi di maggio ad un arresto delle precipitazioni fino a inizio ottobre.
20% in meno di superficie seminata anche per la barbabietola da zucchero. Il 2023 è poi un anno molto particolare: circa 50 ettari sono andati distrutti e circa 450 ettari sono stati allagati a causa degli eventi meteo estremi di maggio. Quanto e per che periodo i campi sono stati allagati sono variabili che hanno determinato differenze nei risultati: buone le rese nelle aree non allagate, produzioni discrete in quelle sommerse per pochi giorni. La resa romagnola media per la produzione di saccarosio è di circa 7,5 ton/ha.
Annata deludente per gli effetti del meteo anche per le colture da seme, con ettari cancellati da alluvioni e frane.
Per le orticole in campo, pur nella vastità delle differenziazioni, riduzioni di rese medie: la cipolla, ad esempio, con superfici seminate in Romagna in crescita rispetto al 2023 vede una produzione che in particolare nel ravennate ha avuto un calo del 40% (non disponibili la rese di FC al momento della chiusura del report); patate, con resa media -31% e anche meno superficie seminata; pomodori da industria, con maggiore superficie seminata in Romagna ma rese penalizzate dal meteo: nel solo ravennate il calo è del 41% (FC non disponibile, RN stabile in leggero aumento). Per le orticole in serra calo produttivo medio di circa il 20%. Prezzi molto variabili e andamento dei consumi in difficoltà.
ZOOTECNIA – Anche per il comparto zootecnico l’andamento del 2023 è stato drammaticamente condizionato dagli eventi atmosferici di maggio. Gli allagamenti hanno causato la perdita di strutture e la morte di centinaia di capi, soprattutto fra suini e avicoli. A questa situazione già estremamente critica, che coinvolge tutti i comparti zootecnici, si aggiungono i costi di produzione molto elevati dovuti al notevole aumento dei rincari energetici e delle materie prime. Il numero di allevamenti di bovini da carne risulta in calo in tutte e tre le province rispetto al 2022, con una diminuzione più marcata nel ravennate (-10%). Forlì-Cesena resta la provincia con il maggior numero di capi, che scendono comunque del 9%. Circa i bovini da latte, i capi calano drasticamente in provincia di Forlì-Cesena (-16%) e Rimini (-14%). Ravenna detiene il maggior numero di capi, in leggero aumento.
L’andamento di numero di allevamenti e capi suini mostra le maggiori variazioni in provincia di Forlì-Cesena, dove entrambi risultano in calo a settembre 2023 secondo l’osservatorio Araer. Per quanto riguarda i conigli le uniche unità produttive sono presenti in provincia di Forlì-Cesena con 30 allevamenti e in provincia di Ravenna con 13. Anno difficilissimo anche per l’apicoltura romagnola con produzioni primaverili pressoché azzerate e perdite di migliaia di alveari. Dalla seconda metà di giugno in poi lo stabilizzarsi delle condizioni meteorologiche ha finalmente permesso una graduale ripresa delle produzioni con rese medie dai 16 ai 20 kg/alveare.
BIOLOGICO – Per distribuzione di imprese biologiche in regione la provincia di Forlì-Cesena è al secondo posto con 1.039 imprese. Quasi un’azienda agricola biologica su due conduce anche un allevamento e nel 50% dei casi si tratta di un allevamento biologico (954 su 2049); le province che si contendono il primato per la maggiore vocazione zootecnica biologica sono Piacenza e Forlì-Cesena. La superficie agricola condotta con il metodo biologico in Emilia-Romagna rappresenta circa 19% della SAU regionale e spicca la maggiore consistenza dei seminativi (sono il doppio rispetto alla media italiana) e la minor incidenza dei prati e pascoli. Per Sau bio la provincia di Forlì Cesena è al quarto posto.
SINTESI ANDAMENTI PROVINCIA DI RAVENNA https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-2023-landamento-in-provincia-di-ravenna/
SINTESI ANDAMENTI PROVINCIA DI FORLI’-CESENA https://www.emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-2023-landamento-in-provincia-di-fori-cesena/
SINTESI ANDAMENTI PROVINCIA DI RIMINI https://www.emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-2023-landamento-in-provincia-di-rimini/
Il report completo con le previsioni e le stime del 2023 e il raffronto con i dati dal 2022 al 2018 sia per le singole province analizzate, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sia per l’areale Romagna, è disponibile nel sito di Cia Romagna, sezione “annata agraria”: https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-2023-volume-completo/
Avvertenza lettura dati: le stime relative alle superfici si riferiscono alla situazione del piantato/seminato per la campagna dell’annata agraria 2022-2023.
Il report sull’Annata Agraria è realizzato attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono di una preziosa rete di agricoltori, cooperative, consorzi, enti, esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici. Questa rete si è consolidata negli anni e i ringraziamenti di Cia Romagna e dei curatori del volume vanno a tutte le persone che dedicano una parte del loro tempo anche per contribuire alla realizzazione di questo lavoro.
La giornata di presentazione dell’Annata Agraria di Cia Romagna nel 2023 è stata articolata in più parti: dopo l’illustrazione dei dati sull’andamento della demografia delle imprese e sulle tendenze delle colture si è svolta la tavola rotonda sul tema “Ricostruiamo il futuro dell’agricoltura romagnola” alla quale hanno partecipato: Maria Chiara Gadda, Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati; Davide Baruffi, Sottosegretario alla Presidenza della Giunta della Regione Emilia-Romagna; Pierluigi Randi, Presidente Ampro (Associazione Meteorologi Italiani) e Consulente Tecnico Agenzia ItaliaMeteo; Stefano Francia, Presidente Cia – Agricoltori Italiani Emilia Romagna; Maurizio Scaccia, Direttore nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. È stata moderata dalla giornalista Sabrina Sgalaberna.
In conclusione è stato dedicato un momento ai riconoscimenti per la solidarietà ricevuta dagli agricoltori associati Cia da colleghi di altre Cia d’Italia in occasione delle alluvioni del maggio 2023. I lavori della giornata sono stati condotti da Lorenzo Falcioni, vicepresidente di Cia Romagna. Hanno portato i loro saluti il Prefetto di Ravenna Castrese De Rosa e la Sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni. Danilo Misirocchi, Presidente di Cia Romagna è intervenuto nel passaggio fra la presentazione degli andamenti e la tavola rotonda.
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Gli andamenti dei comparti nel labirinto di emergenze e incognite fra anomalie climatiche, crisi energetica, aumento dei costi di produzione e assetti geopolitici complessi
Pur nella diversità fra i territori e le colture, lo scenario del 2022 per l’area Romagna nel suo insieme registra un calo di superfici nel frutticolo e nell’orticolo in campo, un aumento nel cerealicolo e oleoproteaginose, nelle industriali cala l’estensione totale dell’erba medica. Zootecnia in difficoltà. In diminuzione le imprese agricole
“L’agricoltura di domani passa dalla ricerca di oggi”. Questo il tema del convegno in cui Cia-Agricoltori Italiani Romagna ha presentato i dati dell’Annata Agraria 2022, alla sua quinta edizione, per una fotografia dell’andamento complessivo del comparto agricolo.
Il report completo con le previsioni e le stime del 2022 e il raffronto con i dati dal 2021 al 2018 sia per le singole province analizzate, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sia per l’areale Romagna, è online al seguente link:
Al seguente link le slide della presentazione
Di seguito i comunicati stampa con la sintesi dei dati per territorio e la rassegna stampa dell’evento.
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Annata Agraria della Romagna – Report 2020 – pdf
Annata Agraria Romagna slide tabelle riassuntive 2020 – pdf
Sintesi provincia di Ravenna 2020
Sintesi provincia di Forlì-Cesena 2020
Sintesi provincia di Rimini 2020
L’utilizzo dei dati è possibile citando la fonte “Annata Agraria 2020 – Cia Romagna”.
L’Annata Agraria di Cia-Agricoltori Italiani Romagna è una fotografia dell’andamento dell’agricoltura locale riguardante il territorio romagnolo, con stime, tendenze e ipotesi previsionali dei comparti e delle colture, dell’anno non ancora concluso, relative alle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Nel 2020 è al suo terzo anno come “Romagna” e per la prima volta in diretta sul canale YouTube di Cia Emilia-Romagna, data la situazione legata all’emergenza sanitaria in corso. Le precedenti 31 edizioni (pre Cia Romagna) sono state realizzate da Cia Ravenna.
Come consuetudine, la presentazione pubblica si svolge nel mese di novembre, in quanto in Romagna era abitudine far scadere i contratti agrari a novembre, per San Martino, momento adatto perché dopo la semina il calendario dei lavori agricoli era meno fitto e impegnativo. La giornata di presentazione dell’Annata Agraria prevede un momento dedicato all’illustrazione dei dati al quale segue sempre un approfondimento. Il tema del 2020 è “L’agricoltura di domani, oltre il Covid-19, verso il Green Deal”.
L’Annata Agraria è realizzata attraverso la consultazione di fonti scritte e orali. Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si avvalgono della preziosa collaborazione degli Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; delle Camere di Commercio della Romagna e di Ravenna; del supporto dei responsabili tecnici e della Segreteria di Cia Romagna e dei numerosi stakeholder del settore intervistati: agricoltori, cooperative, consorzi, enti, esperti dei vari comparti esaminati, compreso andamento meteo e cambiamenti climatici. Questa disponibilità rappresenta una preziosa rete di collaborazione.
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ANNATA AGRARIA DELLA ROMAGNA 2019 – pdf
Nel report in pdf l’andamento dell’agricoltura romagnola nell’anno in corso. All’interno, dopo un’introduzione generale, vengono presentati i dati al terzo trimestre relativi alla demografia delle imprese forniti dalle Camere di commercio di Ravenna e della Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) e a seguire i comparti del territorio romagnolo con stime e dati provvisori su estensioni e rese medie delle varie colture forniti dagli Stacp di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Per la zootecnia i dati sono forniti dall’Araer. Il report contiene anche un approfondimento sui cambiamenti climatici e sull’andamento meteorologico che ha contraddistinto l’annata agraria in corso.
Cia–Agricoltori Italiani Romagna e i curatori dell’Annata Agraria 2019 ringraziano tutte le persone che hanno concretamente contribuito, con la loro qualificata e paziente collaborazione, alla realizzazione del lavoro, fonti preziose per una fotografia dell’agricoltura del territorio romagnolo e non solo.
Di seguito gli interventi di alcuni relatori e una sintesi del report.
Il servizio realizzato da New Time e andato in onda su TELEROMAGNA ch 14 è sempre visibile sul canale YouTube http://WWW.NEWTIMETV.LIFE
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Non ricordo un’annata agraria come questa. E’ stata una delle peggiori degli ultimi 30 anni, si è prodotto poco e a questa scarsa produzione non sono corrisposti i prezzi che ci attendevamo. Tutte le produzioni hanno sofferto e i prezzi non sono stati assolutamente remunerativi.
Abbiamo subito eventi climatici estremi in tuttala regione, con un inverno 2018-19 che ha squilibrato le piante, un maggio in cui ha piovuto tutti i giorni e un’estate molto calda che hanno messo in ginocchio la produttività delle nostre imprese. A questo aggiungiamo gli attacchi della cimice asiatica, la drosofila, il ferretto nelle patate e tutti gli altri parassiti favoriti dai mutamenti climatici. Chi ha avuto la produzione devastata dalla cimice rischia di chiudere e come organizzazione abbiamo denunciato sin da subito la gravità della situazione, anche attraverso iniziative parlamentari e presidi sul territorio.
Purtroppo ci stanno anche togliendo progressivamente tutti gli strumenti per difenderci: penso ai principi attivi che sapevamo funzionare ad esempio contro la cimice asiatica, al rame abbassato da 6 a 4 kg, ai principi attivi per difenderci dalla drosofila… Erano strumenti che non risolvevano il problema, ma se non altro ci consentivano di difenderci. Ci troviamo di fronte all’aumento dei patogeni e all’abbassamento della nostra difesa: questo sarà ciò che probabilmente dovremo vivere nei prossimi anni.
Dobbiamo avanzare proposte per provare a ridurre l’impatto ambientale che ha l’agricoltura e al contempo consentirci di avere rese per ettaro soddisfacenti. Di fronte a cambiamenti climatici abbiamo possibilità legate al miglioramento genetico della pianta, il genoma editing per difenderci da siccità, fitopatie, eventi esterni. Proprio la settimana scorsa al Parlamento europeo abbiamo organizzato un’iniziativa sul genoma editing e probabilmente si sta riaprendo un po’ la partita. Servono innovazione e ricerca per avere strumenti per produrre a costi minori e con migliore qualità. Gli enti pubblici e la ricerca ci possono dare strumenti per difenderci da annate disastrose come questa.
Circa il tema della manodopera, i costi incidono sulle imprese in maniera determinante. L’abbassamento del cuneo fiscale vale per le aziende agricole e anche per la trasformazione, e la decontribuzione prevista dal governo per i dipendenti ma non per le imprese mi lascia perplesso. Questo non ci rende competitivi. Reperire manodopera è difficile, bisogna affrontare il tema della flessibilità in entrata e in uscita, perché le aziende agricole hanno esigenze diverse dagli altri settori.
Sulla fauna selvatica abbiamo proposto come Cia nazionale la modifica della legge 157 anche per aumentare le catture ungulati. La pressione sulle aziende agricole da parte di questi animali è ormai troppa.
C’è poi la sfida della sostenibilità ambientale. La cosa peggiore da fare è mettere in contrapposizione biologico e integrato. Devono andare a braccetto, perché sul tema centrale della sostenibilità ambientale in agricoltura ci giocheremo tanto. L’agricoltura deve fare la propria parte, come già stiamo facendo peraltro da alcuni anni. Non dobbiamo subire la richiesta sostenibilità ambientale da parte del consumatore, né subire le imposizioni delle grandi catene distributive. Anche per questo abbiamo commissionato uno studio sull’impatto ambientale dell’agricoltura nel corso degli ultimi anni.
Legato a questo è il tema della zootecnia e del benessere animale. L’allevatore fa il suo mestiere come tutti, stando alle regole. Invece veniamo criminalizzati per i tumori, per l’inquinamento globale… Non possiamo continuare a subire, è ora di dire basta.
Infine, stiamo portando avanti il progetto di riforma “Il Paese che vogliamo”. Chiediamo attenzione sulle azioni ritenute non più rinviabili e necessarie all’Italia, dagli interventi di manutenzione delle infrastrutture alle politiche di governo del territorio, dallo sviluppo di filiere a vocazione territoriale a nuovi sistemi di gestione della fauna selvatica e alla coesione istituzioni-enti locali per il rilancio delle aree rurali e interne, dove crescono criticità legate alla geografia del territorio e soprattutto ai ritardi in manutenzione e ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali.
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Anche quest’anno la presentazione dell’Annata agraria è per Cia Romagna l’occasione di fare il punto sui temi che interessano il comparto agricolo, evidenzia il presidente Danilo Misirocchi, a partire dalla tutela dell’ambiente. “L’ondata ambientalista che sta giustamente attraversando il mondo rischia però di fare passare informazioni sbagliate, in particolare sul settore agricolo. Vogliamo evitare la contrapposizione fra biologico e integrato (dal 2014 la definizione di “convenzionale” non esiste più) e contrastare il messaggio sbagliato che l’agricoltura avveleni il mondo”.
Altro tema è quello della manodopera, sempre più difficile da reperire. “Un annoso problema: abbiamo i costi della manodopera più alti d’Europa, che ci mettono in svantaggio competitivo rispetto agli altri paesi (su tutti la Spagna) e si sommano agli altri svantaggi (come i costi energetici o il peso della burocrazia). Siamo stanchi di sentir parlare di caporalato. I controlli sono numerosissimi e le situazioni irregolari, che esistono in tutti i settori economici, riguardano alcune aziende. Non si può criminalizzare un intero settore”.
L’agricoltura deve fare poi i conti con un mercato in evoluzione. “Sta cambiando nelle dinamiche e nelle regole: oggi domanda/offerta non valgono più, a fronte di produzioni scarse spesso non si registrano prezzi adeguati a recuperare i costi. Dipende soprattutto da uno strapotere della grande distribuzione organizzata: le aste al doppio ribasso ci stanno strozzando, la frutticoltura in particolare rischia di sparire dal nostro territorio, con conseguenze anche ambientali”.
Ancora, il presidente ha citato i problemi rappresentati dalla cimice asiatica e dalla fauna selvatica, su cui Cia è impegnata in prima linea. “Sui selvatici abbiamo fatto lavoro importante come organizzazione per la modifica della legge 157, ormai obsoleta. Bisogna passare dalla tutela al controllo”.
“C’è solo un modo per uscirne – conclude Misirocchi – : investire innovando. Lo stiamo facendo, ma solo con le nostre forze non ce la facciamo. Servono interventi normativi che riconoscano il valore economico, di indotto, sociale e territoriale che il settore rappresenta”.
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